Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo il capitolo introduttivo del seguente volume appena pubblicato: F. Di Blasi, (a cura di), “Vaccinazioni COVID-19 e Costituzione: evidenza scientifica e analisi etico giuridica”, Phronesis editore, Palermo, 2022, pp. 420. Contributi di Mariano Bizzarri, Carmela Capolupo, Daniele Cenci, Alessandra Chiavegatti, Fulvio Di Blasi, Giovanni Di Palmo, Alberto Donzelli, Vittorio Fiasconaro, Massimo Formica, Sara Gandini, Carlo Iannello, Tiziana Locatelli, Laura Teodori, Daniele Trabucco, Aldo Rocco Vitale.
MedEthica 1/22
Capitolo introduttivo
Fulvio Di Blasi
Nel libro Le lettere di Berlicche, di Clive Staples Lewis, il diavolo educatore Berlicche – sua potente Abissale Sublimità – istruisce l’apprendista tentatore Malacoda su come portare anime al loro Padre di Laggiù. Lewis scrive durante la Seconda guerra mondiale e gli orrori e drammi della guerra entrano inevitabilmente nella sua narrativa, pur ironica e ottimista. Malacoda è entusiasta della guerra per via del terrore, delle sofferenze e delle morti che porta con sé. Berlicche, tuttavia, pur condividendo la goduria per le sofferenze umane, non è d’accordo, e spiega al suo discepolo che proprio in guerra l’umanità mostra i suoi lati migliori perché l’uomo, di fronte alla paura e alla morte, è più portato a gesti nobili ed eroici e tende a pensare al senso ultimo delle cose e all’aldilà. In guerra muoiono più persone ma ne vanno di più in paradiso, e tanti eroi emergono da quella che sarebbe altrimenti rimasta un’esistenza comoda e borghese. Con parole di Berlicche: «Quando vedo la sofferenza temporale degli esseri umani che poi, alla fine, ci sfuggono, provo una sensazione come se mi fosse stato permesso di gustare la prima portata di un ricco banchetto, e poi mi fosse stato negato il resto. È peggio che non aver gustato nulla».
1 Scienza e guerra pandemica
La pandemia è stata come una guerra, che ha fatto emergere e nutrito sia i tratti positivi che quelli negativi delle persone. Soprattutto nella prima fase, molti medici e sanitari hanno accettato la chiamata ad essere eroi, in coerenza con la loro vocazione ultima e il loro giuramento. I governi e le case farmaceutiche, invece, non sono stati all’altezza. I primi, ad esempio, accecati da interessi nazionalistici, hanno cercato di vincere la corsa al vaccino a scapito degli altri. Le seconde, accecate dalla prospettiva di guadagni miliardari, hanno rifiutato di condividere col mondo un know-how che avrebbe accelerato una potenziale soluzione in grado di salvare vite umane. Non è un caso che una commissione indipendente dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2021, seppure in maniera limitata, inserì tra le azioni urgenti il superamento dei diritti di proprietà intellettuale delle aziende farmaceutiche sui vaccini.[1]
Non intendo concentrarmi qui su tutti i modi e gli aspetti in cui la “guerra pandemica” ha causato morte e fatto emergere eroi deludendo le aspettative di goduria di Malacoda. Per questo ci vorrebbe un libro a sé. Voglio concentrarmi, piuttosto, su una delle vittime principali che potrebbe aver fatto venire a Malacoda l’acquolina in bocca: la scienza.
Invero, la scienza è stata ferita a morte in molti modi durante la pandemia; e da tanti soggetti a volte insospettabili. È stata ferita dalle case farmaceutiche, che sono riuscite a far apparire al mondo i propri risultati tecnologici segreti come la migliore realizzazione di sempre della comunità scientifica. È stata ferita dalle agenzie regolatorie (come FDA ed EMA) che hanno ceduto troppo alle pressioni e ai conflitti di interesse ai danni della salute e del consenso informato dei cittadini.[2] È stata ferita dalla politica, bramosa di aumentare il proprio potere a dismisura facendosi della scienza voce unica e ufficiale. È stata ferita dal giornalismo mainstream, che ha scelto di asservirsi alla politica in queste esercitazioni surreali di stato post orwelliano. È stata ferita duramente da improbabili esperti televisivi, anch’essi asserviti alle stesse esercitazioni. È stata ferita dalla terror management theory e dalla tecnica della ripetizione martellante al pubblico intese a fare accettare perfino ai più dubbiosi, per fede e per sfinimento, le presunte verità scientifiche assolute della politica. È stata ferita da fact checkers comprati e dalla censura sui social, sulla stampa e in TV delle opinioni contrarie. È stata ferita perfino dal Vaticano, anch’esso impaurito al punto da perdere la propria capacità di discernimento e da riporre la propria fede, non più in Dio, ma in uomini e istituzioni terrene poco credibili.
Eppure, direbbe Berlicche a Malacoda, queste ferite inferte alla scienza sono solo «la prima portata di un ricco banchetto» di cui è «stato negato il resto» e che sarebbe stato meglio non gustare per nulla.
Molti si sono lamentati – a volte in buona fede, senza dubbio – del fatto che durante la pandemia c’è stato un proliferare mai visto prima di pubblicazioni, studi e lezioni, in ambito lato sensu medico-scientifico e sanitario, anche da parte di persone che prima si occupavano di altri settori di ricerca o di indagine. A queste lamentale ha fatto da pendant l’allerta contro le bufale o fake news, spesso lanciata ufficialmente proprio da quelle istituzioni post orwelliane interessate alla promozione e tutela della scienza di stato. Ora, chiunque comprende facilmente che etichettare opinioni scientifiche come bufale o fake news è di per sé una negazione sospetta del vero dibattito scientifico. A me però stupisce non poco soprattutto quella lamentela eccentrica sul proliferare di pubblicazioni (e relazioni, lezioni, pareri, ecc.). È come se un giornalista si lamentasse di essere finalmente preso sul serio dai suoi lettori o come se un professore si lamentasse di aver davvero suscitato l’interesse intellettuale dei suoi studenti o, ancora, come se un attivista si lamentasse di avere finalmente tanti volontari per combattere la sua battaglia. Chi si comporta così, chi pensa che di fronte ad una tragedia planetaria l’umanità debba restare inerte e passiva, in attesa estatica e inebetita di qualche aiuto dall’alto, è un nemico dell’umanità, non un amico.
Ci sono studiosi che si concentrano su temi o autori che non interessano a nessuno, così da fregiarsi del titolo di esperto di qualcosa. Molti adottano questa strategia per le tesi dottorali. Questi studiosi devono solo sperare che non arrivi il momento in cui quel tema o autore interesserà a tutti perché in quello stesso istante perderebbero il loro primato. La differenza tra un presunto esperto e tutti gli altri si cela spesso nel fatto che a tutti gli altri importa poco o nulla ciò di cui si occupa quell’esperto. L’umanità è piena di persone intelligenti e brillanti che si occupano di cose diverse da quelle che servono ad alcune battaglie. La pandemia ha attratto molte di queste persone suscitando le invidie e le proteste, non solo degli interessati alla verità di stato, ma anche di molti studiosi e professionisti il cui primato risiedeva più nella loro solitudine che nel loro valore oggettivo.
Ci sono anche studiosi che erano già addentro alla materia e che sono rimasti intellettualmente onesti, mantenendo il giusto distacco dalla politica e dai conflitti di interesse. Molti di essi, per mettersi al servizio del bene comune nel momento dell’emergenza, hanno moltiplicato gli studi, le pubblicazioni e le lezioni e pareri. Il loro sforzo e buona volontà sono stati però ripagati con l’ostracismo, la censura e la persecuzione.
Io faccio certamente parte di quegli studiosi che, se non ci fosse stata la pandemia, non si sarebbero probabilmente mai occupati professionalmente di vaccini, enti regolatori et similia. Ero però già un esperto di etica, di bioetica, di diritto e di epistemologia e ho pensato che c’era bisogno, per il bene comune, di dedicare le mie capacità alla gestione dell’emergenza. Una delle cose principali che mi ha motivato è stata precisamente la ferita multipla inferta alla scienza. È stata l’evidenza intellettuale, quasi palpabile, che le informazioni propagandistiche su pandemia e vaccini erano non solo manchevoli ma pericolose e fuorvianti. D’altronde, una scienza pubblica che perseguita e attacca il dubbio, per di più in questioni estremamente variegate e complesse, si scredita immediatamente da sola e non può che suscitare le reazioni degli intellettuali onesti. Da quando mi sono dedicato a tempo pieno a queste questioni, ormai quasi due anni fa, posso dire di aver assistito con meraviglia ed orgoglio alla sconfitta di Malacoda. Ho visto le manchevolezze e insidie di certa propaganda essere sopperite dalle virtù della società civile e di tanti studiosi che, senza essere pagati e con grandi sacrifici, hanno ridato voce alla scienza e negato il piatto finale a Berlicche.
2 Scienza e interdisciplinarità
Il presente libro è una manifestazione di questa rinascita virtuosa della scienza dalle ceneri della guerra pandemica. Una metodologia scientifica adeguata richiede, nell’ambito che ci riguarda, la presa di coscienza preliminare di almeno due questioni cruciali.
La prima è che l’oggetto di studio supera di per sé le capacità di qualunque individuo. Non può esserci stricto sensu un solo esperto della pandemia e/o dei vaccini contro il COVID-19 perché perfino le sole fonti primarie appaiono innumerevoli, variegate, e in parte segrete o riservate. Ricordo sempre, per inquadrare questo problema preliminare, che la sola domanda Pfizer di approvazione del vaccino, oltre ad essere segreta (fino al recente accesso amministrativo), equivale a circa tremila libri. Ci vogliono risorse immense per affrontare in maniera scientifica lo studio anche di uno solo dei vaccini e si può avanzare un ragionevole dubbio sul fatto che perfino EMA (che ha risorse circa cinquanta volte inferiori ai suoi corrispondenti statunitensi) abbia le risorse per farlo.[3] Questo problema metodologico implica che, per affrontare in modo sensato i temi rilevanti bisogna essere certi di avere tempo sufficiente per studiare. Chi vi si dedichi nel tempo libero del dopo cena o del fine settimana difficilmente avrà cose interessanti da condividere con la comunità scientifica.
La seconda questione preliminare riguarda il necessario approccio interdisciplinare all’oggetto di studio. La pandemia e i vaccini vanno osservati e analizzati dal punto di vista di esperti di tante discipline come la medicina, il diritto, la biologia, la statistica, l’epidemiologia e l’etica. Ci vuole molta sensibilità epistemologica per saper identificare gli ambiti e le competenze specifiche di ogni esperto rispetto al comune oggetto di studio[4] e per saper collaborare in maniera proficua, ma è anche necessario essere certi di disporre di gruppi di ricerca sufficientemente variegati da affrontare scientificamente ogni aspetto rilevante.
Questo libro è, in un certo qual modo, un epifenomeno del percorso spontaneo di rinnovamento della scienza cui accennavo e che ha lasciato Malacoda con l’amaro in bocca. Da una parte, esso è frutto (uno dei frutti) di una società civile talmente interessata ad un approccio serio e libero alle verità scientifiche sulla pandemia da promuovere e organizzare decine di riunioni, discussioni e convegni in tutta Italia, a volte addirittura con cadenza settimanale. In vita mia, non avevo mai visto un tale interesse vivo, creativo e fattivo per la scienza da parte della comunità civile. Sotto questo profilo, il libro è stato preparato fin dall’anno scorso da centinaia di riunioni e gruppi di studio spontanei (spesso nelle stanze virtuali della nuova tecnologia) nonché dai lavori tecnici di tanti convegni. Tra i più recenti, di cui ho coordinato io stesso la parte scientifica e che sono stati promossi dal Coordinamento 15 Ottobre e da Associazione Trilly APS in collaborazione con molte altre organizzazioni nazionali e locali, ricordo, in particolare, “Cattolicesimo e pandemia”, tenutosi a Terni il 28 maggio 2022,[5] “COVID-19: Lo spirito umano verso la ricerca della verità”, tenutosi a Foligno il 28 giugno 2022,[6] e “Scienza e Costituzione: Le verità sull’obbligo vaccinale anti-COVID-19”, tenutosi a Roma il 17 e 18 settembre 2022.[7] In questi convegni, molti degli studiosi che appaiono adesso nel presente libro hanno potuto presentare e perfezionare, anche nel confronto con gli altri, i loro studi.
Questo libro è uno dei frutti più belli di una società capace di rimboccarsi le maniche e di rinnovarsi da sola nei momenti di crisi. È il frutto di una popolazione virtuosa e matura in grado non solo di scendere in piazza ma di organizzare convegni e pubblicazioni scientifiche, e di trovare e supportare studiosi qualificati da porre al servizio delle verità. Questo libro è un frutto meraviglioso di un popolo in grado di prendersi il peso della scienza sulle spalle e riportarla con fatica alle istituzioni che l’avevano ferita e perduta.
3 Scienza e Costituzione
I convegni che ho richiamato hanno avuto alcuni fili conduttori comuni che si sono bene estrinsecati nel libro. Ho già accennato all’interdisciplinarità e alla necessità di trovare nelle collaborazioni tra studiosi risorse (umane e di tempo) sufficienti per affrontare adeguatamente le tante questioni. Con riguardo all’interdisciplinarità, una preoccupazione di fondo è stata quella di fare incontrare, nella maniera più capillare e intrinseca possibile, le scienze mediche in senso lato, da una parte, e la scienza etica e giuridica (essenziale, ad esempio, per le leggi, i procedimenti autorizzativi, i diritti fondamentali, il consenso informato, l’etica della sperimentazione e i conflitti di interesse), dall’altra. In senso ancora più specifico, oltre l’ambito esclusivo degli studiosi, era anche importante mettere la scienza a contatto con le professioni giuridiche: cioè, con i giudici e gli avvocati. Sotto questo profilo, è importante, per il senso complessivo della ricerca di cui questo libro è esemplificazione qualificata, che tra gli studiosi che l’hanno scritto compaiano anche alcuni magistrati e professionisti del foro.
Vi è poi la questione della possibile incostituzionalità dell’obbligo vaccinale relativo ai farmaci resi disponibili sul mercato per contrastare il SARS-CoV-2 o il COVID-19. Il dialogo virtuale con la Consulta ha costituito un leitmotiv importante del lavoro di moltissimi studiosi già dall’anno passato. Da questo punto di vista, il presente contributo intende offrire alla Corte costituzionale gli elementi che gli autori, ognuno dal proprio punto di vista, considerano essenziali ad una decisione giusta.
4 Sinossi
Il testo è suddiviso in tre parti. La prima è incentrata sull’approfondimento e l’aggiornamento medico scientifico sui vaccini anti COVID-19. La terza si rivolge anch’essa ai temi su cui dovrà intervenire la Corte costituzionale ma lo fa col linguaggio specifico della scienza giuridica. La seconda parte è una via di mezzo tra scienza e diritto e pone in evidenza un aspetto, il carattere sperimentale di questi vaccini, che è primario e fondamentale ma è stato fino adesso trattato dalla giurisprudenza in maniera inadeguata. Prima di poter avere opinioni diverse su una certa questione è logicamente necessario averne snocciolato tutti gli aspetti e fattori rilevanti. Nel caso del carattere sperimentale di questi farmaci, questo non è stato ancora fatto e questo libro – specialmente nella seconda parte, ma non solo – intende dare un contributo per colmare questa lacuna.
4.1 La scienza in evoluzione dei vaccini anti COVID-19
La prima parte del testo si apre con Mariano Bizzarri (cap. 1: Evidenze scientifiche e criticità dei vaccini), che, in un panorama surreale di indifferenza da parte delle istituzioni, ci richiama all’esigenza «di promuovere un momento di riflessione pubblica su quanto è successo in Italia con la comparsa del COVID dai primi del 2020 in poi».[8] Bizzarri si concentra e ci aggiorna su alcune questioni fondamentali dell’epidemia e dei vaccini. Anzitutto, sul cambio dell’epidemiologia della malattia perché Omicron, indipendentemente dai vaccini, cambia totalmente lo scenario dell’impatto del COVID-19 sul sistema sanitario. Omicron aumenta i contagi ma non le ospedalizzazioni e le terapie intensive.
L’autore passa poi ad un punto fondamentale che verrà poi ripreso ed ampliato più avanti (nel capitolo 4) da Alberto Donzelli e Giovanni Di Palmo: l’efficacia calante e negativa dei vaccini a mRNA. «Alcuni studi recenti», infatti, e gli stessi «dati pubblicati dal nostro Istituto Superiore di Sanità», «stanno riscrivendo la storia dei vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna), mostrando come la protezione assicurata dal vaccino svanisca progressivamente ed inesorabilmente» diventando perfino negativa, al punto che in alcune fasce (come i soggetti fragili e gli under 18) «chi è vaccinato con doppia dose ha, rispetto ai non vaccinati, circa il 40% di probabilità in più di ammalarsi». Questo panorama aumenta ancora di più l’assurdità di aver fatto credere, «senza prova alcuna che l’immunità naturale non fosse efficace».[9]
Un altro punto, che pure verrà ulteriormente sviluppato da Donzelli e Di Palmo, riguarda l’eccesso crescente di effetti avversi, che in passato avrebbe portato all’immediato ritiro dal mercato dei farmaci. C’è poi la crisi di un sistema sanitario in cui manca personale ma «ci si preoccupa di istruire processi ideologici contro» i dubbiosi mentre si assumono sanitari ucraini che non conoscono la lingua, il paese e, «perfido paradosso», « non sono neanche vaccinati ».[10] Molto interessanti le pagine in cui Bizzarri riconduce gli attuali problemi all’aver falsamente classificato questi medicinali come vaccini piuttosto che come farmaci genetici, ma anche le pagine finali sulla necessità di concentrarsi su altri mezzi per combattere il COVID, a partire dai «trattamenti domiciliari nelle fasi iniziali della malattia». Questi mezzi, ben conosciuti già dopo qualche mese dallo scoppio dell’epidemia, avrebbero consentito di «risparmiare migliaia e migliaia di morti e inutili sofferenze» ma sono stati ignorati da istituzioni cocciutamente fissate sulla «formula [assurda] “tachipirina + vigile attesa”», che «ha costituito un vero e proprio insulto all’intelligenza ed alla saggezza della classe medica».[11]
Nel secondo capitolo (cap. 2: Miocarditi e Pericarditi post Vaccinazione anti COVID-19: cosa dicono i fatti), Laura Teodori si cimenta in un’attenta «analisi critica della letteratura e dei dati forniti dalle agenzie […] quali AIFA ed EMA»[12] per valutare il preoccupante fenomeno dell’aumento di miocarditi, pericarditi e morti improvvise, soprattutto tra i giovani, come effetto avverso dei vaccini. Attenzione speciale è dedicata agli atleti e ai bambini, rispetto ai quali sono sempre di più gli stati (come Svezia, Danimarca e Regno Unito) che stanno bloccando o sospendendo l’uso dei vaccini anti COVID-19.
«Le miocarditi e le pericarditi sono infiammazioni rispettivamente del muscolo cardiaco e della membrana che lo riveste. Nei casi più gravi ciò può sfociare in insufficienza cardiaca o nella necessità di un trapianto o può anche avere un esito fatale […] Possono anche essere causate da esposizione a sostanze tossiche, farmaci o anche a vaccini».[13] Queste patologie, ma anche le morti improvvise, sono notevolmente aumentate negli ultimi due anni, e non «può essere sottovalutato come questo aumento corrisponda alla campagna vaccinale che è stata eseguita a tappeto tra gli sportivi»,[14] forzati al vaccino tramite la normativa del green pass. Di fatto, sempre più studi indicano che i rischi del vaccino, specialmente nei giovani di sesso maschile, superano quelli della malattia. Il vaccino è cioè una malattia peggiore e il rapporto rischi benefici è pertanto negativo.
Nel complesso, dalla disamina attenta dell’autrice, emerge che le autorità hanno sempre teso a sminuire i dati allarmanti provenienti dagli studi scientifici e ad esaltate dati positivi privi di reale riscontro scientifico: «dall’analisi dei risultati sopra riportati va rilevato che le informazioni delle agenzie governative e dei vari siti ospedalieri e fondazioni private, a ben vedere, sembrano essere superficiali e ambigue e spesso contradditorie tra i numeri resi pubblici e le deduzioni rassicuranti da loro tratte. Inoltre, queste informazioni ignorano comunque i risultati di alcuni importanti studi della comunità scientifica internazionale pubblicati su riviste di certificato valore e sottoposti a severe peer review, mentre ne sovrastimano altri in alcuni dei quali è evidente un conflitto di interesse».[15]
Anche Sara Gandini (cap. 3: COVID19: sindemia, misure di prevenzione e rischi per i bambini), seppure da un’angolatura diversa e più ampia, affronta gli aspetti epidemiologici della malattia con particolare riguardo ai rischi per i bambini. L’autrice sottolinea, anzitutto, l’errore di aver sottovalutato le incertezze sul COVID-19, di aver esagerato la sua letalità e di aver guardato inizialmente soltanto ad esso per strutturare le risposte delle autorità. Bisognava considerare, invece, gli aspetti sindemici dell’emergenza, che avrebbero condotto, ad esempio, a calibrare le risorse non solo sulla lotta diretta al SARS-CoV-2 ma anche sulla lotta alle altre malattie, nonché sul potenziamento e miglioramento dei sistemi sanitari:
«Se ci si concentra solo sui rischi di contagio da SARS-CoV-2 e non si investe sulla prevenzione delle altre patologie si finisce per aumentare anche la stessa mortalità da COVID-19».[16]
Un aspetto importante che fa da sfondo alle riflessioni della Gandini è la mancanza di evidenza scientifica che ha condotto, da una parte, all’obbligo vaccinale (soprattutto) per il personale medico e sanitario e, dall’altra, alle restrizioni per bambini e adolescenti. Uno dei risultati controintuitivi della ricerca scientifica che l’autrice richiama, in questo ambito, è che i bambini non solo non rischiano molto dal COVID-19, non solo si contagiano meno e contagiano meno, ma addirittura – per il fenomeno dell’immunità crociata – proteggono gli adulti, nel senso che chi è stato a contatto con bambini ha rischiato molto meno degli altri di contagiarsi e finire in ospedale.
L’autrice fa sue le preoccupazioni di altri studiosi per il fatto che dai soli «dati disponibili degli studi Pfizer e Moderna» emerge un numero spropositato di eventi avversi gravi, e auspica che si possa presto avere accesso a tutti i dati rilevanti.[17] Più in generale, la Gandini auspica che, imparando dagli errori commessi, si possa tornare presto ad una maggiore onestà intellettuale sui rischi e benefici, ad una prevenzione personalizzata che tenga conto dei fattori di complessità, e a «recuperare credibilità come comunità scientifica e fiducia nella relazione medico-paziente».[18]
Alberto Donzelli e Giovanni Di Palmo firmano insieme il capitolo 4 (Prove di aumento di infezione e di mortalità generale a seguito della vaccinazione), in cui offrono dati aggiornati su uno degli aspetti più critici ai fini della valutazione etico giuridica, quello che riguarda gli effetti negativi dei vaccini su mortalità e infezione.
In una prima sezione del capitolo, Donzelli si sofferma sui dati che, in maniera controintuitiva rispetto all’informazione pubblica dominante e rispetto alla ratio della norma sull’obbligo (finalizzata alla «prevenzione dell’infezione da SARS- CoV-2»),[19] indicano un aumento significativo di infezioni (o reinfezioni) come conseguenza della vaccinazione COVID-19. Tali dati emergono i maniera netta non solo dai più recenti studi internazionali ma anche dagli aggiornamenti delle banche dati e istituti pubblici competenti (Istituto Superiore di Sanità, UK Health Security Agency, ecc.).[20] Considerata anche l’incidenza complessiva degli effetti avversi su terapie intensive e ospedalizzazioni l’autore conclude per l’opportunità di un’immediata moratoria internazionale sull’uso di questi vaccini.
Nelle altre sezioni del capitolo, sia Donzelli che Di Palmo, sulla base dei dati di farmacovigilanza, evidenziano un preoccupante aumento della mortalità generale nel periodo che segue l’avvio delle campagne di vaccinazione. La mortalità generale è l’indice statistico o epidemiologico più neutro o sicuro da tenere in considerazione perché non soggetto a pregiudizi nella valutazione e filtraggio dei dati. È anche l’indice, sottolinea Donzelli, che aiuta meglio le persone a riflettere su come comportarsi e che «consente di razionalizzare e dimensionare rischi e timori».[21] Donzelli rileva pure i fattori che rendono spesso poco credibili alcuni studi rassicuranti sui vaccini: «la credibilità dei risultati […] dovrebbe essere considerata con grande cautela per quanto riguarda i benefici dichiarati, come pure per le dichiarazioni sulla sicurezza».[22]
Di Palmo, da parte sua, evidenzia i motivi per cui l’aumento di mortalità è opposto alle aspettative, ad esempio, a causa dell’aumento di guariti e dell’effetto mietitura, cioè il fatto che la prima ondata di COVID-19 aveva falciato i più anziani e fragili. Anche senza alcun rimedio diretto contro la malattia, quindi, ci si sarebbe aspettati una diminuzione della mortalità non un aumento. Ci sono, inoltre, diversi indizi che collegano ragionevolmente l’aumento di mortalità alla campagna di vaccinazione e che Di Palmo espone in una sezione dedicata del suo studio (Indizi di correlazione tra campagna vaccinale ed eccesso di mortalità), in cui si sintetizzano i risultati dei maggiori studi internazionali sull’argomento.[23]
4.2 Vaccini anti COVID-19 e sperimentazione
La seconda parte del libro non ha il monopolio, per così dire, del tema cui è dedicata che è anzi implicito in tutte le criticità scientifiche analizzate nella prima parte (come le incertezze della nuova tecnologia a mRNA e dell’epidemiologia delle varianti o l’andamento imprevedibile e negativo dei parametri di efficacia e sicurezza) e in diversi princìpi giuridici analizzati nella terza parte (come quelli di cautela, precauzione e consenso informato); ed è anche esplicitamente affrontato da alcuni contributi inclusi nelle altre parti (come quelli di Carmela Capolupo e Alessandra Chiavegatti). Se vogliamo, il senso di questa parte è di evidenziare specificamente l’importanza della questione legata alla sperimentazione (parziale e in corso) dei vaccini anti COVID-19 in modo che il lettore possa poi isolarla e valutarla concettualmente anche in tutti gli altri scritti e contributi: specialmente, ma non solo, in funzione della valutazione sulla legittimità costituzionale dell’obbligo.
Questa parte si apre con un contributo di Massimo Formica (cap. 5: Epigenetica e sperimentalità) che allarga l’obiettivo di indagine e attenzione alla complessità dell’essere umano e ai pericoli di trascurare l’epigenetica, ovvero la «delicatezza del sistema epigenoma/genoma».[24] La ricchezza e il mistero dell’organismo umano in tutte le sue forme non sono riducibili alle mere sequenze del DNA. Ci sono cambiamenti importanti che ci riguardano o che subiamo che non dipendono solo da modifiche genetiche, e ci sono modifiche genetiche apparentemente insignificanti che potrebbero causare cambiamenti importanti al nostro essere.
«con un solo DNA si possono fare le forme più disparate (bruchi e farfalle) e con DNA disparati si possono formare forme quasi eguali (gerbilli con utero o con marsupio) e organi equivalenti (occhi di polpo ed umani). […] Tra il DNA e l’aspetto dell’organismo c’è la scatola nera che racchiude tutto il mistero delle tipologie e delle differenze organiche. La disciplina che ha affrontato questo spazio sconosciuto è stata chiamata “epigenetica”. Il nome è infelice e racchiude una teoria: che il DNA, attraverso una serie di operazioni e interazioni, agendo in un contesto, finisca col fornirci un organismo. Benché questa teoria stabilisca una distanza tra il DNA e l’aspetto ultimo, tra la genetica e la forma, tra il genotipo e il fenotipo, essa si occupa di una derivazione, si occupa di come il DNA “faccia” l’organismo. Penso che il problema sia come l’organismo si serva del DNA, come lo impegni o lo faccia tacere, come ne selezioni le zone interessanti. Il discorso non comincia dal DNA. Detto questo, dobbiamo esprimere la nostra riconoscenza all’epigenetica, che ha resistito alla tendenza della biologia molecolare ad appiattire la forma sul DNA, il fenotipo sul genotipo».[25]
Rispetto ai vaccini anti-COVID-19, Formica sottolinea come siano mancate le analisi e valutazioni ambientali, di contesto, la «visione d’insieme nei meccanismi di compatibilità-tolleranza-incompatibilità».[26] È impossibile anche porsi il problema dell’obbligo vaccinale «in mancanza di dati di genotossicità, epigenotossicità, embriotossicità, carcinogenesi, le cui manifestazioni anche in termini comportamentali e cognitivi possono essere ritardate anche di decenni, come già dimostrato per gli EDCs e sostanze tossiche in genere».[27] L’atteggiamento che ha caratterizzato le campagne vaccinali e il problema dell’obbligo vaccinale è stato ascientifico, riduttivo, generico e pericoloso. Tutto si è appiattito su alcuni meccanismi genici in mano ad una tecnologia nuova tanto arrogante quanto ignara. Tramite l’epigenetica, Formica ci ricorda che la vera medicina non può che essere personalizzata e non può che accettare la sfida della complessità e della precisione.
Il secondo contributo di questa parte del testo (cap. 6: Il carattere sperimentale dei vaccini), a firma mia, si sofferma direttamente sul senso epistemologico di fondo per cui un farmaco (o qualunque altro prodotto) può essere definito sperimentale o non sperimentale. Questo è un approccio scientifico architettonico a questa questione, così cruciale, su cui ho lavorato a lungo e in modo monografico nei miei volumi sui vaccini e la pandemia.[28] In questo capitolo, lo espongo inizialmente in modo dialettico, partendo cioè dalla critica alle affermazioni del Ministero della Salute e del Consiglio di Stato intese a negare che i vaccini anti COVID-19 siano ancora sperimentali. Tali affermazioni si basano, oltre che su una incomprensione del concetto stesso di scienza sperimentale, sulla confusione epistemologica: 1) tra scienza e diritto (che tende a definire la prima sulla base del secondo); 2) tra completezza dei dati scientifici e completezza dei procedimenti giuridici; 3) tra autorizzazione condizionata e autorizzazione definitiva; e 4) tra gli standard di sicurezza, efficacia e qualità da utilizzare in qualunque fase di sperimentazione di un farmaco, da una parte, e quelli necessari alla sperimentazione complessiva, dall’altra.
Nella seconda parte del capitolo, invece, avvio un discorso costruttivo e radicale sulla questione, andando a vedere direttamente le fonti primarie e il «significato esatto delle sperimentazioni previe alle autorizzazioni».[29] È curioso, infatti, «che nessuna [delle] autorità governative e giurisprudenziali […] si sia posta il problema di leggere le conclusioni di quegli stessi studi e di quelle sperimentazioni poste a base delle autorizzazioni emergenziali o condizionate sia negli Stati Uniti che in Europa».[30] Se lo avessero fatto, si sarebbero accorte che la lista di benefici ancora “sconosciuti” era enorme e comprendeva, ad esempio, l’efficacia sulla prevenzione sia della diffusione del virus sia delle morti da COVID-19. Si sarebbero accorte che le sperimentazioni erano, non solo troppo limitate nel tempo, ma anche intrinsecamente insufficienti, come se di una macchina, prima di metterla in commercio, si fossero testate (e neppure in modo completo e definitivo) soltanto i copertoni e la frizione.
Dedico una particolare attenzione al metodo del “fast track” (o “partial overlap”) per l’uso erroneo che ne ha fatto la giurisprudenza per cercare di dimostrare il carattere non più sperimentale di questi “vaccini”. Per la medesima ragione, mi concentro anche sull’idea fuorviante che in questa sperimentazione siano state utilizzate molte più persone che in qualsiasi altra sperimentazione e sull’argomento fallace che ormai questi farmaci non sarebbero più sperimentali perché usati su miliardi di persone. È paradossale che questi argomenti continuino ad avere presa sul pubblico in un momento in cui perfino Pfizer non crede più che sia possibile completare con successo la sperimentazione in corso.[31] Un tema recentissimo a cui dedico la chiusura del capitolo è la raccomandazione di EMA di metà settembre 2022 di procedere all’autorizzazione definitiva dei vaccini Pfizer e Moderna (poi arrivata a inizio ottobre), e che «si pone in totale e incomprensibile controtendenza»[32] con gli attuali dati scientifici, giuridici ed etici che riguardano questi farmaci. Purtroppo, anche in questo caso, la politica ha prevalso su qualsiasi altra considerazione e toccherà alla magistratura cercare di contenere le conseguenze di questo errore.
Nel capitolo successivo, Daniele Cenci (cap. 7: I richiami vaccinali anti SARS-Cov-2 sono trattamenti off-label?) si pone il problema della coerenza dei richiami vaccinali e dell’eterologa rispetto all’uso off-label del farmaci. Tale uso si ha quando il farmaco viene somministrato per indicazioni diverse «da quelle risultanti dal foglio illustrativo oppure in una situazione nello stesso non prevista ovvero anche in maniera non conforme (ad esempio, per dosaggi, per frequenza o per modalità di somministrazione) a quella per cui esso è stato autorizzato».[33]
La normativa vigente, spiega Cenci, è incentrata sul potenziale rimborso del farmaco (a carico del sistema sanitario nazionale) e sulla libertà del medico, purché, agisca 1) «sotto la sua diretta responsabilità», 2) «previa informazione del paziente», 3) con «acquisizione del consenso», 4) «in base a dati documentabili», e 5) conformemente «a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale».[34] Tali criteri ricalcano il codice deontologico dei medici (art. 13), secondo cui il medico può prescrivere farmaci off-label 1) «se la loro tollerabilità ed efficacia è scientificamente fondata», 2) se «i rischi sono proporzionati ai benefici attesi», 3) se «motiva l’attività», 4) se «acquisisce il consenso informato scritto», 5) e se «valuta nel tempo gli effetti».[35] Si tratta, conclude l’autore, «dell’applicazione dei princìpi di libertà terapeutica e di libertà della scienza di cui agli artt. 32, 33 e 9 Cost.». [36]
Cenci prosegue richiamando l’orientamento della giurisprudenza penale sul tema e analizzando i foglietti illustrativi dei vaccini in uso. Tale analisi fa sorgere seri dubbi sulla campagna vaccinale rispetto a «frequenza delle dosi», «numero-massimo delle stesse», «quantitativo di dosaggio complessivo che una persona può ricevere», «concreta selezione dei destinatari» e somministrazioni eterologhe.[37] L’uso off-label rende inapplicabile lo scudo penale; e non vi è, naturalmente, per esso alcuno scudo civile. Anzi, «l’omissione della doverosa attività informativa»[38] legittima di per sé il risarcimento danni con onere della prova a carico del medico.
L’autore mette poi a fuoco sulle tante criticità del richiamo con terza dose per i sanitari e sulla violazione della riserva di legge, in quanto il DL 44/2021 delega «integralmente alla circolare ministeriale la disciplina delle indicazioni e dei termini della vaccinazione»[39] (Tribunale di Padova), per giunta imponendo una somministrazione off-label: «caso che non risulta mai verificatosi in precedenza in un ordinamento liberale».[40] Ma possono le circolari ministeriali modificare le indicazioni dei farmaci contenute nelle autorizzazioni all’immissione in commercio? La risposta è negativa perché i produttori conoscono certamente meglio i farmaci e se ogni ministero potesse contravvenire alle indicazioni ufficiali dei farmaci si distruggerebbe la stessa nozione di uso off-label. L’auspicio conclusivo di Cenci, alla luce delle sue analisi dettagliate e precise è «che la Corte costituzionale […] riconduca nell’alveo dei corretti princìpi una disciplina emergenziale che, sotto plurimi profili, è in contrasto insanabile con diritti irrinunziabili sanciti dalla Costituzione».[41]
Nel capitolo ottavo (Le autorizzazioni dei vaccini anti COVID: presupposti, sussistenza e decadenza) affronto in maniera sistematica l’istituto giuridico con cui i vaccini anti COVID-19 sono stati immessi nei nostri mercati: un istituto che, con analoghi presupposti etico-normativi, viene chiamato Emergency Use Authorization (EUA), negli Stati Uniti e Autorizzazione condizionata in Europa, e che è fondamentale perché definisce non solo il “tipo di scienza” necessario ai fini della commercializzazione ma anche i parametri evolutivi che ne determinano la sussistenza diacronica. Agli stessi scienziati di FDA, negli USA, all’inizio di ogni riunione su una possibile EUA, vengono rispiegati questi parametri normativi in modo che allineino ad essi le loro riflessioni scientifiche. Tutti noi dovremmo sempre tenerli a mente prima di qualsiasi decisione seria sui vaccini anti COVID-19.
Il capitolo si apre con una breve analisi di questi presupposti: emergenza sanitaria, mancanza di alternative, minaccia rappresentata da una malattia mortale, garanzia di efficacia, rapporto rischi benefici favorevole, obbligo di fornire dati completi, farmacovigilanza rafforzata, consenso informato rinforzato. Poi, dopo un richiamo all’importanza di osservare unitamente i dati di FDA ed EMA, e un richiamo al senso della “scienza di questi vaccini”, analizzo il tipo di efficacia esatto per la quale essi sono stati immessi nel mercato. Questa efficacia, naturalmente, come è sempre stato scritto a chiare lettere nei documenti ufficiali, non include il blocco della diffusione del virus e l’immunità di gregge. L’analisi che compio qui completa, in modo più tecnico, quanto già spiegato nel capitolo 6.
L’analisi dell’efficacia dei vaccini basata sui documenti ufficiali ha conseguenze importanti sul consenso informato perché mostra una verità sui vaccini molto diversa da quella propagandata durante le campagne di vaccinazione e utilizzata per le norme su green pass e obbligo. In una sezione a sé del capitolo, espongo le principali violazioni del consenso che è bene tenere a mente.[42] Nella sezione finale, invece,[43] mi concentro sui diversi presupposti delle autorizzazioni in relazione alla questione dell’obbligo vaccinale, per concludere (sulla base dei meri dati ufficiali sui vaccini che ne hanno giustificato la commercializzazione) che manca il beneficio per la collettività, che il beneficio atteso è comunque troppo incerto e basso e che, in un senso molto più radicale (che spiego anche nel capitolo 6), le stesse autorizzazioni condizionate sono incompatibili con l’idea dell’obbligo vaccinale. Per chi (sulla base dei dati tecnici ufficiali che riprendo in questa sede) comprenda la scienza manchevole dell’immissione in commercio dei vaccini anti COVID-19, appare evidente che l’incompatibilità con l’obbligo continua a sussistere anche per quei farmaci che (sulla base della stessa scienza e della medesima manchevolezza) sono stati recentemente approvati in via definitiva.
4.3 I vaccini anti COVID-19 al vaglio della consulta
La terza parte del libro, come già accennato e come evidente dal titolo, è quella che si rivolge direttamente alla Corte costituzionale rispetto alle questioni che ad essa sono state poste dalle ordinanze di rinvio. Questa parte si apre in un contesto giusfilosofico ed etico di ampio respiro in grado di osservare i fenomeni contingenti alla luce di princìpi ultimi sul senso del diritto, un contesto padroneggiato da Aldo Rocco Vitale nel capitolo 9 (Evoluzione della giurisprudenza pandemica), dedicato alla ricognizione del comportamento dei giudici durante la crisi pandemica. L’autore si concentra anzitutto e in particolare sull’evoluzione della giurisprudenza italiana, di cui distingue idealmente due tappe: a) la prima, incentrata su un atteggiamento conservativo delle politiche e provvedimenti emessi delle varie autorità per contrastare la pandemia, e b) la seconda intesa, pian piano, a riscoprire i princìpi del diritto e le libertà costituzionali dei cittadini e non più spaventata dal dover bloccare l’efficacia di alcune norme o sollevare questioni di incostituzionalità.
La ricostruzione di Vitale, oltre ad essere utile sia ai giuristi che agli osservatori attenti di altre discipline, evidenzia bene la differenza di spessore e di eticità tra la prima e la seconda fase. Nella prima, infatti, c’è quasi un rifiuto di entrare sul serio nel merito delle questioni, probabilmente per il terrore della pandemia, che spinse inizialmente moltissimi ad accettare supinamente qualsiasi “eccezione” allo stato di diritto e qualsiasi restrizione alla propria libertà. Nel loro piccolo, i giudici hanno fatto ciò con sentenze di protezione di qualsiasi scelta governativa. Nella seconda, invece, si vedono una maggiore pacatezza di giudizio e propensione all’analisi dei problemi, che portano i giudici a riprendere in mano i diritti fondamentali della Costituzione e a reagire in base ai princìpi alle violazioni indebite di essi.
Il saggio passa poi in rassegna alcune decisioni chiave e molto interessanti della giurisprudenza estera (spagnola, francese, svizzera, ma anche canadese e statunitense) non allineate al terrore pandemico. Le conclusioni dell’autore sono che «il diritto dell’emergenza», anche nel tentativo di fondarsi solo su dati empirico sanitari, ha fallito, dimenticandosi dei propri valori, e non è «compatibile con i princìpi generali dell’ordinamento, con i valori e le norme costituzionali» e «con la dimensione onto-assiologica della democrazia e dello Stato di diritto».[44] Per fortuna, «alla stolida empiricità del diritto emergenziale pandemico ha sopperito, sebbene con un discreto ritardo, quella parte della giurisprudenza che ha recuperato e riaffermato i princìpi fondamentali del diritto e dello Stato di diritto».[45]
Carlo Iannello (cap. 10: Oltre il COVID. Verso l’obbligo di cura per i sani?), incentra il suo contributo sulle ordinanze di rinvio alla Corte costituzionale in tema di obbligo vaccinale COVID-19. Con grande spirito sapienziale, egli porta subito l’attenzione sull’importanza della decisione che la Corte sarà chiamata a prendere a fine novembre, che rischia «di compromettere seriamente una libertà fondamentale, superando […] una consolidata giurisprudenza […] intere biblioteche sull’art. 32 Cost., e ponendo […] le premesse per un radicale cambiamento del rapporto tra i cittadini e le autorità sanitarie: la libertà di cura, per come è stata tradizionalmente intesa, potrebbe diventare un ricordo del passato».[46]
Rispetto alle questioni portate all’attenzione della Corte costituzionale, specialmente dal giudice più prestigioso, il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (CGA), Iannello pone l’accento, non sui singoli motivi sollevati, ma sul fondamento fragile dei rinvii. Sottolinea, inoltre, che nessuna questione è stata sollevata con riguardo al Green pass e agli obblighi vaccinali per soggetti diversi dai sanitari perché «fino alla primavera 2022», cioè, nel periodo in cui vi erano le misure più draconiane in proposito, «l’orientamento granitico della giurisprudenza è stato quello del rigetto di ogni eccezione di incostituzionalità».[47]
Iannello divide le ordinanze di rimessione alla Corte in due filoni: il primo non contesta l’obbligo vaccinale ma alcune sue modalità (come la disparità di trattamento tra diverse categorie di soggetti o tra situazioni diverse), il secondo invece mette in dubbio «proprio la legittimità dell’obbligo per contrasto diretto rispetto all’art. 32 Cost.».[48] Questo secondo filone, ovviamente più interessante (e in cui rientrano le ordinanze del CGA), contiene due approcci completamente diversi. Il CGA, infatti, a differenza del Tribunale di Padova, stravolge il principio tradizionale affermando che l’obbligo di un trattamento sanitario può essere imposto «anche se non realizza un obiettivo di salute pubblica, ma si limita a migliorare l’efficienza degli ospedali».[49]
L’autore mette correttamente l’accento sul fatto che il CGA, evidenziando gli effetti avversi sproporzionati dei vaccini, contraddice la propria valutazione sul beneficio per la collettività derivante dalla riduzione della pressione ospedaliera. L’aumento di effetti avversi gravi, infatti, non va solo a danno degli individui ma anche degli ospedali (come emerge, ad es., anche dalle analisi di Donzelli e Di Palmo nel cap. 4) e manca un criterio logico nell’ordinanza per confrontare l’aumento di ospedalizzazioni causato dal COVID e quello causato dal vaccino. La cosa più grave, tuttavia, resta il potenziale stravolgimento e annullamento del diritto all’autodeterminazione sanitaria in funzione di futuri obiettivi cangianti della politica, confermato anche delle ultime riforme dell’OMS, secondo cui gli «obiettivi sociali o istituzionali» che possono giustificare la «vaccinazione obbligatoria» non sono solo «di salute pubblica» e possono essere anche «sociali ed economici» e includere «la conservazione della capacità dei sistemi sanitari acuti o di altre infrastrutture critiche».[50] Questa linea interpretativa si sostanzia in una abrogazione di fatto dell’art. 32 della Costituzione.
Anche Daniele Trabucco e Tiziana Locatelli (cap. 11: Obbligo Vaccinale e sbilanciamento dei diritti) mettono a fuoco sui motivi di incostituzionalità dell’obbligo vaccinale COVID-19, e anch’essi lo fanno dal punto di vista dei dubbi che hanno spinto molti giudici a sollevare questioni di incostituzionalità, ma il taglio del loro discorso si incentra sulla questione del bilanciamento dei diritti, ovvero sull’indebita preferenza accordata ad «un diritto (alla vita e alla salute) a discapito di tutti gli altri».[51]
Rispetto alla riserva di legge dell’art. 32 Cost., viene rimarcata l’incompatibilità dello strumento “decreto legge” nel caso di «effetti irreversibili», posto che in questo caso esso «è in grado di produrre integralmente i suoi effetti, a prescindere dalla conversione o meno da parte delle Camere».[52] Più in generale, gli autori passano in rassegna i princìpi che devono guidare il legislatore nei casi che richiedono la compressione di un diritto fondamentale – «necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustizialità e temporaneità»[53] – e si concentrano in maniera particolare sulle indebite violazioni del diritto al lavoro. In effetti, impedire quasi del tutto l’esercizio della professione sanitaria, ma anche del lavoro autonomo, in mancanza del requisito della vaccinazione «è strutturalmente non compatibile con il diritto al lavoro costituzionalmente garantito dagli art. 4, 35 e 36 Cost. che viene interamente soppresso per favorire la tutela della salute pubblica».[54] E questo sbilanciamento è ancora più evidente e grave quando arrivi ad impedire addirittura l’iscrizione all’Ordine professionale, quando non ci siano limiti temporali ragionevoli che consentano di vivere in maniera dignitosa attraverso i propri guadagni e retribuzione o quando violi i criteri base dell’eguaglianza, come nel caso dell’obbligo di ricollocamento (senza decurtazione di retribuzione) solo per i non vaccinati esenti e non per i non vaccinati in generale.
Tra gli altri aspetti toccati in questo saggio, ci sono anche la violazione del diritto internazionale e comunitario con riferimento al consenso libero e informato e la violazione del giusto procedimento e del diritto al contraddittorio, come avvenuto, ad es., nelle procedure di accertamento demandate agli Ordini professionali. La sfida che bisogna saper raccogliere, concludono Trabucco e Locatelli, è di una «completa e chiara riconquista del valore immanente dei diritti che nella loro tassatività ed inviolabilità offrono la garanzia per il corretto funzionamento di tutto l’assetto costituzionale».[55]
Carmela Capolupo, nel capitolo 12 (Giurisprudenza della Corte costituzionale in materia di obbligo vaccinale), analizza la giurisprudenza costituzionale per comprendere «se la normativa di contrasto all’emergenza sanitaria si possa collocare nel solco tracciato dalla Carta costituzionale e dalla sua interpretazione giurisprudenziale».[56] Una prima difficoltà nasce dal fatto che un «obbligo vaccinale generalizzato, destinato a persone maggiorenni e capaci»,[57] per di più introdotto in maniera surrettizia, dissimulata, è una novità sia per la normativa che per la giurisprudenza. A maggior ragione, bisogna ancorarsi agli orientamenti interpretativi indicati dal giudice costituzionale, senza sottovalutare i motivi «che hanno trattenuto il legislatore dall’introdurre l’obbligo vaccinale generalizzato sulla base dell’art. 32 Cost.»,[58] come l’incompatibilità dell’obbligo con l’autorizzazione provvisoria dei farmaci e con l’immunità concessa ai produttori.
Quali sono dunque i criteri che ci offre la giurisprudenza costituzionale? Prima di tutto, quello della priorità del diritto individuale alla salute su quello collettivo. La «componente individuale», infatti, non può «assumere un carattere subalterno o servente rispetto alla realizzazione della finalità sociale».[59] C’è poi l’esigenza solidaristica perché «il valore da ascrivere all’interesse della collettività andrebbe ponderato alla luce del principio di solidarietà di cui all’art. 2 Cost.» che, ai fini dell’obbligo, non può essere inteso nel senso di «un generico dovere di curarsi e mantenersi sani» ma richiede «un fondato pericolo per la collettività» e il «rispetto della persona umana», né può intendersi come mero dovere di «solidarietà orizzontale» perché un tale dovere sarebbe incompatibile con l’imposizione coercitiva.[60]
Non va neppure dimenticato che un eventuale obbligo sacrifica il diritto all’autodeterminazione e il consenso informato e che la solidarietà non può spingersi fino ad annullare la salute del singolo, sia in termini di accertamenti preventivi che di indennizzo. «Alla possibile limitazione del diritto del singolo di autodeterminarsi, conseguenza dell’obbligo vaccinale, corrisponde il sacrificio che la collettività deve patire quando al singolo, sottoposto al trattamento, derivi un danno».[61] Degne di nota sono anche le considerazioni dell’autrice sul principio di precauzione, che non può essere inteso a senso unico o tirannico, sui limiti alla discrezionalità del legislatore derivanti dalla situazione sanitaria ed epidemiologica e dalla «continua evoluzione della scienza medica»,[62] sul principio personalista, come «criterio che presiede al bilanciamento»,[63] e sull’incompatibilità dell’obbligo vaccinale con l’autorizzazione condizionata o con una scienza ancora in corso di sperimentazione.
In linea con gli altri autori, anche Alessandra Chiavegatti (cap. 13: Principali criticità delle vaccinazioni anti-COVID-19 e illegittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale) analizza i problemi sollevati dalle vaccinazioni dal punto di vista della giurisprudenza costituzionale e delle numerose ordinanze dei giudici che hanno sollevato dubbi di costituzionalità. Il suo contributo inizia precisamente da un excursus delle principali obiezioni sollevate dalle ordinanze di rinvio, specialmente quelle del TAR Lombardia, del giudice del lavoro di Padova e del CGA siciliano, sintetizzandone le potenziali violazioni della Costituzione.
L’autrice evidenzia poi i tre criteri di legittimità delineati dalla Corte costituzionale – «vantaggio per l’assoggettato, vantaggio per la collettività […] e assenza di conseguenze negative per il sottoposto che non rientrino nella normale tollerabilità, omettendo di trattare […] perché non di interesse specifico, il profilo relativo al riconoscimento di un equo indennizzo»[64] – nonché gli errori commessi in proposito dal Consiglio di Stato. Nessuno di questi tre criteri appare rispettato dalle campagne vaccinali contro il COVID-19 e dalla normativa sull’obbligo vaccinale, ma il CGA siciliano ha solo fatto leva sull’evidente superamento della normale tollerabilità degli effetti avversi.
Utilizzando preferenzialmente gli spunti interpretativi contenuti nelle ordinanze di rinvio del CGA della Regione Sicilia, la Chiavegatti analizza i criteri, soprattutto cautelari e precauzionali, che devono guidare il legislatore in materia di obbligo vaccinale, come le informazioni e comunicazioni adeguate all’interessato, gli accertamenti preventivi ragionevoli «idonei a prevenire i possibili rischi di complicanze»,[65] i canoni della «miglior scienza» e il principio di cautela (anche in riferimento al Codice deontologico dei medici e sanitari e al consenso informato). Questo contributo unisce a precisi riferimenti e analisi normative una visione ampia dei problemi sociali, umani e medici creati dalle attuali campagne vaccinali, e auspica infine, con autorevolezza, che la Corte costituzionale ristabilisca un ordine di giustizia e dignità della persona rifuggendo «pressioni indebite di altri poteri dello Stato o ultra-nazionali».[66]
Nella complessa e dibattuta vicenda dell’obbligo vaccinale, c’è stata una sentenza in particolare (la 7045/21 del Consiglio di Stato) che ha avuto un impatto dirompente. «In modo quasi totalitario i TAR si sono subito adeguati a quanto [in essa] deciso e la sentenza è stata considerata una pietra miliare sull’argomento. La decisione ha anche trovato espressa menzione tra i lavori preparatori al disegno di legge di conversione al d.l. n. 172/2021, nella relazione illustrativa presentata alle Camere».[67] Quasi nessuno ha avuto il coraggio di criticarla, e, con essa, è «come se la magistratura avesse trovato una comoda via per (non) decidere, e potere dunque limitarsi a richiamare un precedente autorevole per chiudere ogni discussione ed evitare nel contempo un conflitto con il potere esecutivo».[68]
Vittorio Fiasconaro (cap. 14: L’incostituzionalità dell’obbligo vaccinale ed il Consiglio di Stato. Note critiche alla sentenza n. 7045 del 2021) si è assunto l’onere di sottoporre le argomentazioni e conclusioni di tale sentenza al vaglio di un attento esame critico. Il suo contributo evidenzia subito i concetti chiave utilizzati dal Consiglio di Stato (alcuni nuovi o usati in modo opposto a quello tradizionale): 1) la riserva di scienza, 2) il principio di precauzione operante in modo inverso, 3) l’ignoto irriducibile, 4) l’amministrazione precauzionale riflessiva. Le conclusioni di Fiasconaro sono nette: nessuno di questi criteri può servire allo scopo dei giudici amministrativi di salvare la normativa sull’obbligo dal difetto di costituzionalità. Il primo si risolve in una difesa apodittica della presunta scienza utilizzata dal legislatore (di cui mancano adeguate argomentazioni e analisi in sentenza). Il secondo si risolve nella preferenza utilitaristica della salute pubblica su quella individuale (apparentemente disponibile e sacrificabile in contrasto con l’art. 32 Cost.). Il terzo è un dogmatico rifiuto dell’incertezza come base dell’esitazione vaccinale basato sull’idea fallace che l’uso dei vaccini anti COVID-19 comporti gli stessi rischi ignoti di qualunque altro farmaco. Il quarto, al pari del primo, appare solo funzionale a difendere la scienza in evoluzione ma solo se e quando viene utilizzata dal legislatore.
Con Vittorio Fiasconaro si era parlato da tanto tempo dell’opportunità di analizzare criticamente la sentenza 7045/21. Avevamo anche ipotizzato di pubblicare uno studio insieme in cui lui si sarebbe concentrato sugli aspetti tecnico argomentativi e io su quelli scientifici ed epistemologici. In qualche misura, questo libro è la versione 2.0 di quell’idea, che ne è stata una delle fonti ispiratrici e in funzione della quale il mio contributo e quello dell’amico Fiasconaro possiedono una particolare affinità.
5 Alcuni criteri editoriali
Tra i tanti criteri editoriali utilizzati ne ricordo solo alcuni che potrebbero altrimenti stranire alcuni lettori in base alle rispettive estrazioni disciplinari. La duplice componente medico-scientifica ed etico giuridica del testo ha visto incontrarsi tecniche espositive e bibliografiche molto diverse. Anche all’interno delle singole aree disciplinari, poi, esistono modi differenti di citare le fonti e gli scritti scientifici.
Per rispetto delle diverse aree disciplinari e per i tempi stretti dettati dall’emergenza (a cui è bene che si ispirino non solo le politiche pubbliche ma anche le pubblicazioni che possono essere ad esse di aiuto) si è deciso di adottare una linea del doppio binario, lasciando che la parte scientifica e quella etico giuridica potessero seguire le regole più consone ai loro rispettivi ambiti. All’interno di essi, poi, si è adottato un criterio democratico flessibile, uniformandosi alle scelte più comuni tra i vari autori ma solo per le cose più essenziali e macroscopiche.
Così, per la parte scientifica, si è adottata la tecnica di riportare la bibliografia scientifica rilevante alla fine di ogni saggio e di citare da essa con parentesi tonda infra-testuale: es. (Doshi 2020). I riferimenti tecnici, divulgativi o di altro genere, sono stati invece messi a piè di pagina. Con riguardo ai riferimenti in bibliografia, si è cercato di uniformarli, con flessibilità, nel modo più semplice e comune, con iniziale non puntata dei nomi propri e titoli senza virgolette o corsivi. Es.: Ioannidis JPA (2022). The end of the COVID-19 pandemic. Eur J Clin Invest. Volume 52, Issue 6, 2022.
https://doi.org/10.1111/eci.13782.
Nella parte etico giuridica, invece, tutti i riferimenti appaiono in note a piè di pagina, con gli articoli, anche quelli scientifici, virgolettati. Es.: P. Doshi, “Will COVID-19 Vaccines Save Lives? Current Trials Aren’t Designed to Tell Us”, BMJ, 2020, 371: m4037.
https://doi.org/10.1136/bmj.m4037.
Si è anche deciso, per facilitarne la lettura individuale, di rispettare l’autonomia bibliografica di ogni capitolo nel senso che gli autori che citano i medesimi scritti non sono stati esonerati dal riportarne in toto gli estremi. Se in una nota, ad es., compare il riferimento “cit.” ce ne saranno gli estremi completi in una nota precedente del capitolo interessato.
6 Ringraziamenti
Come sempre, nei miei libri, il primo ringraziamento va a Dio, che ci mantiene tutti nell’essere con il suo pensiero creatore e nelle cui mani amorose noi credenti consegniamo i nostri sacrifici e le nostre speranze.
«Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli: So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana […] Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve» (Ap. 3,12-17).
Poi ci sono mia moglie Francesca e i miei bambini, Riccardo e Ottavia, che mi hanno sempre accompagnato con amore e allegria in questo cammino verso la ricerca della verità e della giustizia. Come studioso e come professore, ho analizzato, spiegato e approfondito con dovizia di particolari e anni di contemplazione tutte le dimostrazioni classiche dell’esistenza di Dio.[69] Posso dire che ormai la mia ragione filosofica arriva a Dio, come preambolo della fede, con la naturalezza e spontaneità indicate nel libro della Sapienza, e che osservo spesso gli atei con curiosità, come esseri disadattati in un’esistenza che non comprendono: buoni magari, ma sperduti e con la vista offuscata, incapaci di vedere il mondo in tutta la sua bellezza e trasparenza. Eppure, al livello esistenziale, un po’ sulla scia di C. L. Lewis in Diario di un dolore ma con angolatura diversa, la mia migliore dimostrazione dell’esistenza di Dio è mia moglie: la persona giusta al momento giusto, fin dal primo istante. Anche in matematica c’è un punto in cui l’eccesso di probabilità cede il passo all’ordine e alla Provvidenza. Questo punto per me è dato da mia moglie, in cui (quando non sono distratto) posso ammirare in trasparenza la mano di Dio e quel mondo più vero, così ben dipinto da Tolkien, in cui insieme a noi agiscono gli angeli e in cui il naturale e il soprannaturale abitano la stessa dimensione.
Di questo mondo più vero sono personaggi speciali i nostri figli che, quando sono piccoli, perfino nei loro capricci, fanno risplendere la bellezza di un meraviglioso mondo soprannaturale. La luce che sprizza dagli occhi di Riccardo e Ottavia quando si svegliano al mattino nella gioia di un abbraccio o quando ci vengono a rubare dal lavoro con le loro manine potenti per mostrarci l’insetto rimasto intrappolato nella finestra o il rifugio di cuscini che hanno innalzato: anche questa luce è un segno soprannaturale per chi lo sa vedere. Solo un Dio, non il caso, può realizzare qualcosa del genere. E quella luce, quei sorrisi, sono davvero soprannaturali, rivelano l’esistenza di un Creatore mirabile in grado di pensarli dal nulla. Se io fossi un angelo non resisterei a rivelarmi ai bimbi in quell’età in cui la fede non può essere danneggiata dalla visione diretta e di cui da adulti non ci ricorderemo. Con mia moglie abbiamo spesso avuto la sensazione che loro, dalla culla, sorridessero o gesticolassero a qualcuno in un clima di allegria e amore. La realtà si può guardare in molti modi. Come farebbe altrimenti Dio a giocare con gli atei? Noi siamo certi che i nostri bimbi abbiano giocato spesso con i loro angeli custodi e questo pensiero rende il mondo più bello. Questo libro deve tanto anche all’energia immensa e alla felicità che mi è venuta da quella luce negli occhi dei miei figli, dalle loro manine e sorrisi e perfino dalle loro urla e capricci, senza i quali i genitori non crescerebbero in virtù. Ringrazio quindi anche Riccardo, Ottavia e i loro angeli custodi.
Sono certo che mio padre e mio fratello Riccardo sono fieri di me e fanno il tifo per me. Mio fratello Giulio mi ha aiutato professionalmente nei convegni che hanno dato lo slancio a questo libro, e lo ha fatto con generosità e affetto, pur non condividendo, specialmente all’inizio, le mie preoccupazioni. Di questo lo ringrazio in modo particolare perché il supporto della famiglia non richiede di pensarla allo stesso modo e si manifesta in modo più evidente proprio quando non si dà questa circostanza. Mia madre e mio fratello Alberto invece, un po’ troppo presi dai vaccini anti COVID-19, non sono stati molto di aiuto in questo frangente, ma li ringrazio ugualmente. O forse mi hanno aiutato al contrario perché le loro critiche e perplessità mi hanno stimolato a studiare, analizzare e spiegare meglio molti aspetti che altrimenti avrei dato per scontati. La Provvidenza agisce sempre in modi misteriosi e variegati.
Più nel merito del libro, devo ringraziare anzitutto gli autori dei vari capitoli, che si sono spesi con generosità per mantenere le scadenze editoriali, pur nel sovraccarico di impegni che ci ha tutti contraddistinto in questi mesi. Si sono anche tutti assoggettati, con la professionalità, cura e umiltà del vero studioso, al lavoro editoriale certosino ed estenuante (fatto di mille scambi di documenti, telefonate e messaggi) necessario alla correzione e miglioramento dei testi da pubblicare. Ci auguriamo tutti che ne sia valsa la pena.
Devo poi ringraziare tutte le persone e organizzazioni che, con grande disponibilità e generosità, hanno reso realtà quei convegni che hanno scandito gli ultimi mesi di gravidanza, per così dire, e le doglie di questo libro. Non posso fare tutti i nomi perché sarebbero troppi, scorderei certamente qualcuno e non sarebbe giusto. Mi limito ad Alessandro Porcu, Giovanni Di Claudio e, in special modo, Roberto Perga, Presidente del Coordinamento 15 Ottobre, e Paola Persichetti, Presidente di Associazione Trilly APS. Teologicamente, Dio permette il male solo in vista di un bene maggiore. Tra i beni maggiori di questa pandemia (che ognuno di noi dovrà pian piano scoprire nella propria vita) ci sono i nuovi amici (eroi e santi) che le persone come me hanno trovato lungo la strada e con cui hanno combattuto la buona battaglia. La vera amicizia è duratura, insegnava già Aristotele, perché si fonda sulle virtù degli amici, sulla condivisione del bene e della verità, piuttosto che sui piaceri e le convenienze personali. Vedo un futuro prospero e affascinante con questi nuovi amici, perché sappiamo che ci sono ancora tante battaglie da combattere per lasciare ai nostri figli un mondo migliore e per leggere infine il nostro nome nella pietruzza bianca.
Ringrazio infine voi lettori, anche critici, che darete onore a me e agli altri autori di quest’opera leggendola, studiandola o regalandola a qualche amico con cui condividere la ricerca della verità. Un libro è come una lunga lettera d’amore spedita al mondo. Richiede il mittente ma non è nulla senza il destinatario. Accettatela, dunque, firmate la ricevuta della raccomandata e date ai suoi paragrafi almeno quel pizzico di attenzione e affetto di cui si nutre la comunità umana quando è in buona salute.
Fulvio Di Blasi
Palermo, 13 ottobre 2022
Giorno di San Teofilo di Antiochia, Padre della Chiesa e apologeta, ma anche giorno di inizio della novena a San Giovanni Paolo II in vista della sua festa il 22 ottobre.
[1] Cfr., OMS, The Independent Panel for Pandemic Preparedness & Response, “COVID-19: Make it the Last Pandemic”, 02/05/2021, URL: https://theindependentpanel.org/wp-content/uploads/2021/05/COVID-19-Make-it-the-Last-Pandemic_final.pdf.
Cfr., anche, F. Di Blasi, La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid, Phronesis Editore, Palermo, 2021, pp. 147-151.
[2] È certamente un segnale positivo che, dall’interno della scienza medica, si stia pian piano reagendo contro la disinformazione generata durante la pandemia dagli stessi governi e dalle agenzie del farmaco ai danni proprio della salute e dei diritti dei cittadini che sarebbero invece deputati a proteggere. Cfr., da ultimo, A. Malhotra, “Curing the pandemic of misinformation on COVID-19 mRNA vaccines through real evidence-based medicine – Part 1”, J. insul. resist. 2022;5(1), a71. https://doi.org/10.4102/jir.v5i1.71; Idem, “Curing the pandemic of misinformation on COVID-19 mRNA vaccines through real evidence-based medicine – Part 2”, J. insul. resist. 2022;5(1), a72. https://doi.org/10.4102/jir.v5i1.72. L’autore di questo saggio in due parti, era stato inizialmente un promotore delle vaccinazioni COVID, ma le sue conclusioni sono adesso drastiche: «Non si può dire che il consenso a ricevere questi agenti sia stato pienamente informato, come richiesto eticamente e legalmente. Una pausa e una rivalutazione delle politiche di vaccinazione globali per COVID-19 è ormai attesa da troppo tempo» (Parte I) «Ci sono forti ragioni [strong case] scientifiche, etiche e morali per concludere che l’attuale somministrazione del vaccino COVID deve essere interrotta fino a quando tutti i dati grezzi non saranno stati sottoposti a un controllo completamente indipendente. Guardando al futuro, le professioni mediche e della sanità pubblica devono riconoscere queste carenze e rifiutare il dollaro contaminato del complesso medico-industriale. Ci vorranno molto tempo e molti sforzi per ricostruire la fiducia in queste istituzioni, ma la salute, sia dell’umanità che della professione medica, dipende da questo» (Parte II).
[3] Cfr., F. Di Blasi, La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid, cit., pp. 75-79; Idem, “Etica ed epistemologia dei vaccini anti COVID-19”, in F. Di Blasi (ed.), Pandemia: invito al confronto, Phronesis Editore, Palermo, 2022.
[4] Per la distinzione epistemologica delle discipline coinvolte, si veda F. Di Blasi, Vaccino come atto d’amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia, Phronesis Editore, Palermo, 2022.
[5] Cfr., Questioni di Bioetica, news, https://www.questionidibioetica.it/covid-19-lo-spirito-umano-verso-la-ricerca-della-verita/. Lo streaming del convegno si può trovare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLqGNY4wITw4Auh52qviFQrPfZoxPAmdWJ.
[6] Ibid., https://www.questionidibioetica.it/convegno-covid-19-lo-spirito-umano-verso-la-ricerca-della-verita-foligno-28-giugno-2022-ore-9-30-auditorium-san-domenico/. Lo streaming del convegno si può trovare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PLqGNY4wITw4CmKm01C0AWLpbheg75cF-p.
[7] Ibid., https://www.questionidibioetica.it/convegno-scienza-e-costituzione-le-verita-sullobbligo-vaccinale-anti-covid-19-roma-17-18-settembre-2022/. I video integrali del convegno si possono trovare sul canale YouTube del Coordinamento 15 Ottobre: https://www.youtube.com/channel/UCA80nrkmFaf5nN13sA5iJTg.
[8] M. Bizzarri, “Evidenze scientifiche e criticità dei vaccini”, infra, p. 30
[9] Cfr., ibid., pp. 33
[10] Cfr., ibid., pp. 39
[11] Cfr., ibid., pp. 40
[12] L. Teodori, “Miocarditi e Pericarditi post Vaccinazione anti COVID-19: cosa dicono i fatti”, infra., p. 45
[13] Ibid., p. 47
[14] Ibid., p. 55
[15] Ibid., p. 63
[16] S. Gandini, “COVID19: sindemia, misure di prevenzione e rischi per i bambini”, infra, p. 68
[17] Cfr., ibid., pp. 72
[18] Ibid., pp. 76
[19] Cfr., A. Donzelli, “Prove di aumento dell’infezione a seguito della vaccinazione”, infra, p. 79
[20] Sulla stessa linea si pone anche un recente studio realizzato da una compagnia di assicurazioni e assistenza sanitaria, la Kaiser Permanente Southern California (su commissione di Moderna), che rileva un’efficacia negativa di tutte le dosi (entro 150 giorni dalla somministrazione) rispetto a tutte le varianti: cfr., H. Fu Tseng, B. K. Ackerson, K. J. Bruxvoort, L. S. Sy, J. E. Tubert, G. S. Lee, J. H. Ku, A. Florea, Y. Luo, S. Qiu, S. K. Choi, H. S. Takhar, M. Aragones, Y. D. Paila, S. Chavers, L. Qian. Effectiveness of mRNA-1273 against infection and COVID-19 hospitalization with SARS-CoV-2 Omicron subvariants: BA.1, BA.2, BA.2.12.1, BA.4, and BA.5. medRxiv 2022.09.30.22280573; Preprint. doi: https://doi.org/10.1101/2022.09.30.22280573. Questo studio, dal mio punto di vista, è interessante perché manifestazione di una crescente preoccupazione delle compagnie di assicurazione per i possibili aumenti di malattie dei propri assistiti. In un ottimo recentissimo articolo di commento sulle dosi di richiamo, Daniel Horowitz sintetizza i risultati dello studio della Kaiser Permanente in maniera lapidaria dicendo che esso mostra che le dosi «più si somministrano più infettano»: cfr. H. Horowitz, “5 shocking new studies and data points that nuke the COVID shots”, Conservative Review, 5 ottobre 2022, https://www.conservativereview.com/horowitz-5-shocking-new-studies-covid-shots-2658384488.html?utm_source=substack&utm_medium=email. Segnalo questo articolo di Horowitz anche per gli aggiornamenti sulla autopsie eseguite su persone vaccinate e sulle morti di neonati e bambini allattanti.
[21] A. Donzelli, “Perché valutare sempre anzitutto la mortalità da ogni causa”, infra, p. 101
[22] Ibid., p.104
[23] Cfr., G. Di Palmo, “Indizi di correlazione tra campagna vaccinale ed eccesso di mortalità”, infra, p. 116
[24] M. Formica, “Epigenetica e sperimentalità”, infra, p. 124
[25] G. Sermonti, Dimenticare Darwin. Perché la mosca non è un cavallo?, Il Cerchio, Rimini, 2017, p. 90.
[26] Ibid., p. 128
[27] Ibid., p.130
[28] Cfr. F. Di Blasi, La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti Covid, cit., cap. 2 (Big Pharma e agenzie) e 3 (La scienza); Idem, Vaccino come atto d’amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia, cit., cap. 4 (Incertezza sugli effetti negativi dei vaccini), 5 (Autorizzazioni emergenziali e condizionate), 6 (Epistemologia ed etica delle autorizzazioni emergenziali), 8 (L’approvazione definitiva di Pfizer da parte di FDA); Idem, “Etica ed epistemologia dei vaccini anti COVID-19”, in F. Di Blasi (ed.), Pandemia: invito al confronto, cit., pp. 22-58.
[29] F. Di Blasi, “Il carattere sperimentale dei vaccini”, infra, p. 164
[30] Ibid., p. 164
[31] Cfr., ibid., sezione 4: “Pfizer potrebbe non riuscire a dimostrare efficacia e sicurezza”.
[32] Ibid., p. 179
[33] D. Cenci, “I richiami vaccinali anti SARS-Cov-2 sono trattamenti off-label?”, infra, p. 186
[34] Cfr., ibid., p. 190
[35] Cfr., ibid., p. 190
[36] Ibid., p. 191
[37] Cfr., ibid., p. 199
[38] Ibid., p. 203
[39] Ibid., p. 218
[40] Ibid., p. 220
[41] Ibid., p. 233
[42] Cfr., paragrafo 8.6. (Efficacia, consenso informato e diritti fondamentali).
[43] Cfr., paragrafo 8.7. (Autorizzazioni condizionate e obbligo vaccinale).
[44] Cfr., A. R. Vitale, “Evoluzione della giurisprudenza pandemica”, infra, p. 277
[45] Ibid., p. 278
[46] C. Iannello, “Oltre il COVID. Verso l’obbligo di cura per i sani?”, infra, p. 280
[47] Ibid, p. 285
[48] Ibid, p. 287
[49] Ibid, p. 290
[50] Ibid, p. 303
[51] D. Trabucco, T. Locatelli, “Obbligo Vaccinale e sbilanciamento dei diritti”, infra, p. 322
[52] Ibid, p. 309
[53] Ibid, p. 311
[54] Ibid, p. 311
[55] Ibid, p. 322
[56] C. Capolupo, “Giurisprudenza della Corte costituzionale in materia di obbligo vaccinale”, infra, p. 323
[57] Ibid, p. 323
[58] Ibid, p. 324
[59] Ibid, p. 325
[60] Cfr., ibid, p. 326
[61] Ibid, p. 327 (in riferimento alla sentenza della Corte Cost. 307/1990).
[62] Ibid, p. 330
[63] Ibid, p. 335
[64] A. Chiavegatti, “Principali criticità delle vaccinazioni anti-COVID-19 e illegittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale”, infra, p. 349
[65] Ibid, p. 352
[66] Ibid, p. 393
[67] V. Fiasconaro, “L’incostituzionalità dell’obbligo vaccinale ed il Consiglio di Stato. Note critiche alla sentenza n. 7045 del 2021”, infra, p. 394
[68] Ibid., p. 395
[69] Si veda, in particolare, il mio Dio e la legge naturale: Una rilettura di Tommaso d’Aquino, prima edizione ETS (Pisa, 1999), seconda edizione rivista Phronesis (Palermo, 2022).